Flavio Rabitti

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Nel piccolo c’è tutto. È questo il motto di Flavio Rabitti un poeta della terra che cavalcando l’istinto, confrontandosi con i suoi studi in agraria, aprendo il cuore alla passione è partito alla ricerca di un luogo che “sentisse il mare, una vigna, una casina e un po’ di bosco”. E così da Firenze approda in località Calzalunga, a due passi dal polmone verde del Parco di Montioni. La storia inizia con un ettaro di vigna e mezzo di oliveto, un piccolo mondo antico con filari di ulivi maritati con le viti. Un matrimonio d’altri tempi che racconta tanta bellezza e simboleggia il senso della biodiversità. Tronchi poderosi che supportano le viti: Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Canaiolo, Colorino, Giacomino e varietà autoctone non classificate. E poi anche Trebbiano Toscano e Malvasia, Cabernet Franc e Aleatico. Calzalunga è un luogo di magiche solitudini con una storia importante.

Flavio ha studiato attentamente terra e documenti del passato: “Anticamente questo era il distretto vinicolo di Suvereto. Qui a Calzalunga la sorella di Napoleone Elisa Bonaparte, principessa di Lucca e Piombino e granduchessa di Toscana impiantò a inizio ‘800 vigneti sperimentali. Importò dall’Orto botanico di Marsiglia vitigni francesi. A lei piaceva il Cabernet Sauvignon tagliato col Sangiovese”. PerElisa è il vino che racconta questa storia. Vinificato con metodi naturali con uve di Cabernet sauvignon e altri vitigni a bacca rossa autoctoni della zona, proprio come piaceva alla Principessa. Gli altri vini che escono dalla piccolissima cantina di Calzalunga sono l’Orofino bianco prodotto con uve di Malvasia e Trebbiano Toscano e un passito di Aleatico che strizza l’occhio alla vicina Isola d’Elba. “Ci troviamo in una zona ventilata, non troppo umida ma neanche siccitosa con un terreno generoso, ambiente ideale per la vigna. L’importante escursione termica tra giorno e notte nel periodo estivo regala polifenoli e aromi che creano una bella complessità”. I tartufi sono l’altra grande passione legata però alla Toscana interna, nei pressi della “sua” Firenze.

Cos’è il vino per Flavio? “Una forma d’arte. Da un grappolo puoi fare mille vini diversi. Il vinificatore trasforma un prodotto del territorio incidendo in una percentuale del 30%. Storia, interpretazione, conoscenze e sensibilità formano l’identità del vino. La tecnologia per le piccole aziende è utile ma ben dosata perché può portare alla standardizzazione”. Umile, pratico, disincantato, creativo e consapevole questo vignaiolo scappa da qualsiasi omologazione.

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