Bulichella

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La Bulichella è il frutto di un sogno lungo quasi 20.000 chilometri: una strada bellissima attraverso India, Pakistan, e Iran in sella alla sua Yamaguchi 125 a due tempi. Arriva in Italia nel 1960 per le Olimpiadi di Roma e il Salone dell’Automobile di Torino. In un solo giorno ha conosciuto la donna che sarebbe diventata sua moglie e Giorgetto Giugiaro, genio del design che ha avuto un ruolo importante nell’esportazione del design automobilistico italiano in Giappone. A Torino fa troppo freddo e così il suo viaggio prosegue in Toscana dove nel 1983 crea La Bulichella con l’idea che si potesse fare agricoltura senza concimi chimici, rispettando la naturalezza della terra. In Italia nasceranno suoi 7 figli e La Bulichella rimarrà un gesto d’amore di una famiglia proveniente da un altro continente. Miyakawa Hideyuki vedeva bene dove stava andando il mondo. Trent’anni fa considerava il territorio un valore importante da curare, più che da sfruttare. Negli anni ’80 era un’azienda quasi visionaria e un agriturismo autentico che tutt’ora mantiene una forte identità. Prodotti dell’orto, olio extravergine d’oliva ma soprattutto vino biologico. “La nostra filosofia ci porta a produrre un vino di valore che sia la fedele espressione del territorio, che racconti il nostro rispetto per la natura e che rispecchi l’autenticità delle annate che non sono mai uguali”.

L’identità è quella del territorio e l’obiettivo è mantenere stabile questa caratteristica, fortemente legata all’idea che il rispetto verso le persone e la natura viene prima del profitto. All’inizio la produzione era incentrata su Sangiovese, un po’ di Vermentino, Cabernet Sauvignon e Merlot. Col tempo ricerca e sperimentazione hanno portato a individuare le varietà internazionali che meglio interpretassero il territorio suveretano. Oggi possiamo dire che il Cabernet Sauvignon viene particolarmente valorizzato dalle caratteristiche di questo territorio e del clima di Suvereto. Gli altri vitigni che vengono coltivati alla Bulichella sono Cabernet Franc, Merlot, Syrah, Petit Verdot, Vermentino, Sangiovese e Grenache. L’ultimo nato è il Montecristo, una perfetta sintesi di questo terroir e un blend di Cabernet, Merlot e Petit Verdot. Con questo vino l’obiettivo è raggiungere il massimo della qualità narrando 30 anni di storia di un territorio molto variegato. Si chiama Montecristo perché Hideyuki ama Dumas e il conte dell’isola che si vede dai vigneti. Hide invece è un Syrah in purezza che prende il nome da Hideyuki e dall’inglese hyde, cioè “nascosto”.

Com’è Suvereto vista dalla Bulichella? Un luogo di grande accoglienza dove si vive semplicemente e dove si sente il profumo di casa; un luogo dove vale la pena fermarsi dopo un viaggio di ventimila chilometri in moto e dove mettere le radici familiari; un luogo dove l’amore profuma di vino; Suvereto è la culla di una storia antichissima, terra etrusca e romana, talmente antica che appartiene a tutti noi. Per l’umanità di questo luogo basta andare nel borgo il giorno di mercato: voci, sguardi e racconti, occhi e mani, sospiri e sorrisi.

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